Fake News: sappiamo davvero che cosa sono?

COME NON FARCI TROVARE IMPREPARATI

Il tema delle fake news fa parte ormai da qualche anno del dibattito pubblico e non solo, nonostante le bufale siano sempre esistite. Indubbiamente il fenomeno è reale, ma bisogna fare attenzione a non amplificarlo.
Abbiamo imparato a conoscere le “notizie false” e l’importanza che possono avere circa un anno e mezzo fa, con l’elezione del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump; il confronto elettorale tra il tycoon americano e la rivale Hillary Clinton è stato influenzato dal flusso di informazioni, spesso false, circolate nelle settimane precedenti al voto. Questo perché lo scopo di una fake news non è quello di convincere, ma di creare confusione, in modo da minare la fiducia nelle fonti ufficiali. Nel caso Trump le fake news diffuse in rete hanno contribuito a screditare i media, creando indecisione.

Il ruolo dei Social Media

Il fenomeno è oggi molto più evidente rispetto a un decennio fa, anche grazie alla rete, che si contraddistingue per la maggior facilità di accesso da parte degli utenti che, essendo diventati anch’essi produttori di contenuti, hanno la possibilità di condividere e amplificare le notizie. Un tempo una bufala pubblicata su un giornale veniva letta da qualche migliaio di persone, avendo bisogno di più tempo per diffondersi, oggi una “notizia falsa” pubblicata online viene letta da milioni di persone, necessitando di un tempo molto minore per essere diffusa.
A favorire il tutto la possibilità di ricorrere all’anonimato da parte degli utenti e la maggior facilità di accesso alla rete. Il problema quindi esiste, ma la risposta non può essere data per via giudiziaria, perché la magistratura non dispone ancora degli strumenti necessari ad arginare il fenomeno.

Quale soluzione?

La soluzione del problema dunque va ricercata nell’educazione al corretto uso del digitale. È importante che, sia in famiglia che a scuola, ci sia la possibilità di far capire ai giovani che la rete non rappresenta la verità assoluta: le informazioni vanno riscontrate con le fonti, avendo sempre un approccio critico nei loro confronti.
La Commissione Europea ha preso una posizione su questo argomento, come spiega la commissaria europea al digitale Mariya Gabriel: “Per noi la libertà di espressione è fondamentale, non abbiamo intenzione di prendere misure legislative, bisogna impedire soluzioni semplicistiche evitando qualsiasi forma di censura”.
In altre parole la commissione si limita a fornire consigli sul buon uso della rete, con inviti a “migliorare la trasparenza delle notizie online, promuovere l’alfabetizzazione dei media e dell’informazione per contrastare la disinformazione e aiutare gli utenti a navigare nell’ambiente dei media digitali, sviluppare strumenti per responsabilizzare utenti e giornalisti per contrastare la disinformazione e promuovere un impegno positivo con tecnologie dell’informazione in rapida evoluzione” e infine “promuovere la continua ricerca sull’impatto della disinformazione in Europa per valutare le misure adottate da diversi attori”.

È giusto preoccuparsi delle fake news?

In pochi mesi abbiamo visto aziende come Facebook, che beneficiano enormemente di utenti che leggono e condividono notizie e articoli, passare dalla totale negazione del fenomeno delle fake news all’idea di doverci fare i conti. Il fatto che il tema della veridicità delle notizie e dei contenuti non sia più considerato “nuovo” potrebbe indurci a sottovalutarlo e trascurarlo. Si tratta però di un errore da non fare, perché tutti noi prendiamo decisioni in base a ciò conosciamo e percepiamo; se abbiamo a disposizione informazioni sbagliate, che alimentano in noi sentimenti negativi, saremo portati a prendere sempre più spesso decisioni sbagliate o inappropriate.
Uno studio svolto dal Massachusetts Institute of Technolgy (Mit), svolto tra il 2006 e il 2017, ha analizzato in modo approfondito i meccanismi di diffusione delle notizie false in rete.
Distinguendo tra notizie vere e notizie false, avvalendosi di controlli effettuati da sei diverse organizzazioni di fact checking, attesta che in tutte le categorie di informazione le notizie false si diffondono molto più rapidamente e in modo più profondo rispetto alle notizie vere. In conclusione, le bugie sono più forti della verità, questo perché le notizie false, essendo nuove, attivano emozioni più potenti, suscitando maggior curiosità e sorpresa.
Il modo migliore per arginare queste “notizie false” sarebbe quello di chiamarle con il loro vero nome, ovvero disinformazione, in modo da rendere più consapevoli gli utenti della rete, facendo capire loro che queste notizie hanno il chiaro scopo di inquinare il libero dibattito pubblico, influenzando il pensiero del lettore.
Tutto questo non può però prescindere dalla creazione di una legislazione chiara ed efficace, che si faccia garante della trasparenza e dell’autonomia della libera informazione, slegata da interessi personali che avvelenano le nostre democrazie.

di Amedeo Sicuro

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